Chiesa di San Michele, Roncole, risalente al medioevo. Verdi vi fu battezzato l’11 ottobre 1813. All’inizio del 1814 la madre, con il neonato, si nascose sulle volte della chiesa salvandosi dai soldati austriaci che saccheggiavano il territorio. All’età di quattro anni Verdi fu avviato all’organo (Francesco Bossi, 1797) dal dilettante organista Pietro Baistrocchi. Alla sua morte (1823) Verdi lo sostituì. Nell’ottobre 1900, per interessamento di Verdi, l’organaro Tronci di Pistoia restaurò gratuitamente l’organo.

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ARCHIVIO
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Io non accondiscenderò mai
Giuseppe Verdi a Ercolano Balestra (1) Busseto, martedì 21 gennaio 1851.
Da fonte sicura ho saputo che mio padre va spacciando essere state accomodate le cose col di Lei mezzo in uno dei seguenti modi, cioè che io avrei accordato al detto mio padre l'amministrazione de' miei fondi, oppure glieli darei in affitto. Non credo esservi stata fra me e Lei Sig. Dottore mala-intelligenza [..] Amo ripetere per maggior mia quiete, che io non accondiscenderò mai a questi due progetti. Io intendo di essere divisa da mio padre di casa e di affari: infine non posso che ripetere quanto le dissi ieri a voce: presso il mondo Carlo Verdi deve essere una cosa, e Giuseppe Verdi un'altra.

Ho l'onore di dirmi con tutta stima, vostro devoto.

1) Notaio a Busseto, divenne amico di Verdi.

Ercolano Balestra (Busseto, 9 settembre 1806 – Parma, 29 aprile 1887). Notaio a Busseto dal 1832 al 1857, e anche consigliere comunale fino al 1859. Il 14 giugno 1840 subentra al padre di Giuseppe Verdi, Carlo, nell'incarico di tesoriere della fabbrica della chiesa di San Michele alle Roncole. Fu notaio di Verdi ed ebbe con lui rapporti di amicizia.

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Tornano gli austriaci
10 ottobre 1813, nella mairie di Busseto, una trentina di chilometri da Parma, in zona d'occupazione francese (Département du Taro, come diceva in modo rotondo il governo di Parigi). Un provvedimento militare mette a disposizione del ministero della guerra le classi di leva nel '14, '13, '12 e oltre; solo gli ammogliati non rischiare fronte. Tutte le guarnigioni bonapartiste sono in subbuglio – è dall'estate che si fucilano i disertori e si reclutano volontari. Gli austriaci filtrano dal Nord, promuovono sommosse, comprano simpatie: è il padrone che torna. Napoleone convalescente dalla campagna di Russia ha le ore contate enormi; convogli di truppe muovono verso Lipsia dove il mito della grandeur aspetta una conclusione. Molti coscritti bussetani sono consegnati nelle caserme; qualcuno è lontano e ha paura. Giu da lui ci sarebbe da fare: si tolgono le uve, si lavano e si turano le botti, le castellate, i “sogli”, le “navazze”. I francesi quando arrivarono a Parma insegnavano a questi ragazzi che era mese vendemmiatore o vendemmiajo. […] Ma pochi di quei giovanotti hanno avuto il tempo di praticare l'usanza; Napoleone vendemmia a modo suo come un rigoroso igienista.

Giuseppe Verdi, vicende, problemi e mito di un artista e del suo tempo – dal capitolo “Sotto il suo cielo” di Gustavo Marchesi. Edizione limitata, Tipografia la Colornese in occasione di “Una Città costruisce una mostra – Colorno” 1985.
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Ti prendesse un fulmine!
È una leggenda, ma la ritroviamo, in musica, molti, moltissimi anni dopo. Quando Verdi era bambino, faceva il chierichetto in questo santuario, Madonna dei prati e un giorno si era distratto durante la messa e il parroco, che si chiamava don Masini, lo ha ripreso con due ceffoni. Allora si racconta che Giuseppe Verdi bambino gli rispose in malo modo: “Ch’at gnìss un fülmin!” Che ti prenda un fulmine! Il 14 settembe 1828, durante la festa patronale, c’è una messa e davvero un fulmine cade sulla chiesa della Madonna dei prati e ammazza sei persone: quattro preti, tra i quali questo don Masini, e due altre persone. Un episodio drammatico, che Verdi non ha mai dimenticato per tutta la vita. Verdi tira una maledizione e la maledizione si compie? Giuseppe Verdi, con un pizzico di civetteria, ricordava agli amici che gli dicevano: eh sì, ma tu da bambino hai augurato un fulmine al prete e quello poveretto è rimasto fulminato davvero. E lui, con un pizzico di civetteria, diceva: “Sì ma è stato il giusto castigo di Dio” contribuisce ad alimentare per sempre la fama di un Verdi anticlericale. Se questa è una leggenda, sta di fatto però, che Giuseppe Verdi, molto autobiograficamente, in Rigoletto, fa dire al buffone: “Come fulmin scagliato da Dio, il buffone colpirti saprà”.
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L’organista di San Michele
Il primo insegnante di musica di Giuseppe Verdi fu Pietro Baistrocchi. La maggioranza delle biografie verdiane lo indicano come sacerdote, addirittura parroco di San Michele in Roncole ma residente nel vicino paese di Frescarolo. In realtà Baistrocchi non era un sacerdote, era sposato con vari figli e figlie e nella sua abitazione, a Roncole, insegnò ai fanciulli a leggere e scrivere, percependo un piccolo compenso dalle famiglie. Musicista principiante fu anche l’organista della Chiesa di San Michele. Verdi, suo allievo dai quattro ai nove anni, fu da lui avviato all’organo. Baistrocchi morì il 2 maggio 1823 e Verdi, a soli nove anni, lo sostituì in San Michele.


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