Her Majesty's Theatre è un teatro di Haymarket nel West End, Westminster, Londra. Il teatro, come lo troviamo adesso, è stato progettato da Charles J. Phipps ed è stato costruito nel 1897 per conto dell'attore ed impresario Herbert Beerbohm Tree che vi istituì l'accademia reale di arte drammatica.
Il primo teatro qui costruito, il Queen's Theatre, sorse ad opera dell'architetto e scrittore John Vanbrugh nel 1705. Il teatro “legittimato” (secondo il famoso Licensing Act del 1737) senza accompagnamento musicale era stato relegato ai soli due tetri “con patente”. Per questo il Queen's Theatre dovette trasformarsi ben presto in teatro d'opera. Tra il 1711 e il 1739 debuttarono qui più di 25 opere di George Frideric Handel. Agli inizi del 19° secolo, il teatro ospitava una compagnia - che poi si trasferì al Covent Garden – e una compagnia di balletto prima di tornare alla sua vocazione operistica per ospitare debutti inglesi della Carmen di Bizet e la Tetralogia di Wagner. Il nome del teatro cambia, ovviamente, secondo il monarca: Nel 1714 diviene King's Theatre, per Giorgio I; rinominato  Majesty's Theatre in 1837. Più di recente, dal 1901 al 1952, noto come His Majesty's Theatre from, per divenire infine Her Majesty's con l'incoronazione di Elisabetta II.
A questo teatro si devono il debutto a Londra delle opere mozartiane: La clemenza di Tito nel1806, Così fan tutte e Die Zauberflöte nel 1811, e Don Giovanni nel 1816.
Tra il 1816 e il 1820, le prime rappresentazioni inglesi delle opere di Gioachino Rossini: Il barbiere di Siviglia, Elisabetta, regina d'Inghilterra, L'italiana in Algeri, La Cenerentola e Tancredi ed il teatro si fece la fama di Teatro dell'Opera Italiana.
Altre sette prime inglesi di Rossini (La gazza ladra, Il turco in Italia, Mosè in Egitto, Otello, La donna del lago, Matilde di Shabran and Ricciardo e Zoraide) andarano in scena negli anni seguenti. Nel 1824 lo stesso Rossini fu invitato a dirigere il teatro e vi rimase per una stagione di cinque mesi con sua moglie, la diva Isabella Colbran. Ancora il debutto di altre due opere: Zelmira and Semiramide. Fu questo teatro ad introdurre l'arte di Vincenzo Bellini (La sonnambula, Norma and I puritani) e di Gaetano Donizetti (Anna Bolena, Lucia di Lammermoor e Lucrezia Borgia) al pubblico inglese.
L'impresario Benjamin Lumley prese in gestione il teatro nel 1842 e con lui si presentarono agli inglese altre opere di Donizetti: Don Pasquale e La fille du régiment. Ernani, Nabucco e I Lombardi di Giuseppe Verdi furono date - prime esecuzioni inglesi – tra il 1845 ed il 1846. Lumley allora si decise a commissionare I Masnadieri. L'opera debuttò il 22 luglio 1847 con la diva svedese Jenny Lind nel ruolo di Amalia, e poi altre due prime inglesi: I due Foscari e Attila, followed nel 1847–48. Nel 1847 Michale Costa, il direttore principale del teatro, il cui rapporto con Lumley era sempre stato tumultuoso decise di trasferire la sua compagnia al  Theatre Royal, Covent Garden; il teatro di Lumley perse allora il "soprannome" di Teatro dell'Opera Italiana per prendere il nome definitivo.
Oggi il teatro presenta concerti settimanali e musical di straordinario successo, come il Fantasma dell'Opera che nacque proprio su questo palcoscenico. Il musical di Andrew Lloyd Webber continua ancora oggi a segnare il “tutto esaurito” facendone la produzione di maggior successo della storia del teatro.

Info:
http://www.reallyusefultheatres.co.uk/our-theatres/her-majestys

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ARCHIVIO
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Ci siamo sbarazzati di Verdi!
La stragrande maggioranza della critica inglese salutò "I masnadieri" con lo stesso entusiasmo della famiglia reale. Fece eccezione, il meravigliosamente tagliente Henry Chorley che decretò senza alcun dubbio: “eccola, prendiamola per quello che è: la peggiore produzione lirica che sia stata data, in questa nostra epoca, al Her Majesty's Theater. Verdi è finalmente respinto! Il campo ora è aperto per l'arrivo di un compositore italiano.”
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Un fiasco coi fiocchi
La sera della prima il teatro fece l'esaurito; oltre misura e in ogni ordine di posti.  L'opera venne data sotto i migliori auspici, pronta a ricevere il trionfo. Tanto il compositore quanto i cantanti.. tutti godevano della migliore fama. Ed in verità tutti gli artisti si distinsero nei loro ruoli. Jenny Lind recitò mirabilmente, cantando le arie a lei assegnate in maniera superba. Eppure "Masnadieri" non può essere considerato un successo. E' fuori discussione che io abbia adottato i necessari accorgimenti in ogni aspetto della sua produzione: avevo convinto un compositore italiano - la cui reputazione si trovava sulla vetta più alta della fama europea - a comporre un'opera appositamente per il mio teatro e ottenuto che sovrintendendesse alla sua realizzazione. Di più non avrei potuto fare per gratificare gli appassionati di musica italiana che chiedevano continuamente nuove opere.
Cià detto, si può affermare, a conferma del giudizio del pubblico londinese, che "I Masnadieri" non sia mai stato realmente un successo; neppure sui palcoscenici italiani. Il libretto, costruito peggio ancora di quanto avvenga di solito con gli adattamenti di testi stranieri alle esigenze dell'opera italiana. Il lavoro si rivelò singolarmente inadatto al Teatro: l'attenzione del pubblico, che avrebbe dovuto essere  su Mademoiselle Lind, è stato invece tutto rivolto a Gardoni, mentre Lablache  in quanto padre imprigionato, avrebbe dovuto fare l'unica cosa che proprio non avrebbe potuto fare alla perfezione dovendo, egli, rappresentare un uomo quasi morto di inedia.

Da Memorie di un impresario Benjamin Lumley: Remiscences dell'Opera (Londra: Hurst e Blackett, 1864 – trad. FoV).
Italo Gardoni, di Parma, aveva un repertorio di eccezionale estensione, cosa che gli consentì una splendida carriera, da Berlino a Parigi, da Vienna a Londra.
Luigi Lablache napoletano, è stato senzadubbio uno dei bassi più affermati e apprezzati dell'800. Voce imponente e di costituzione particolarmente robusta.
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Londra? è un mondo

Ella sarà senza dubbio in collera meco e chissà con quale dispetto riceverà questa mia. Questa volta ha ragione, né valgono a scusarmi le mie occupazioni il clima di Londra, il mio mal essere, i cattivi umori eccetera eccetera… Ho torto ho torto, e s'Ella mi stende la mano io sono felice. Ad onta che il clima di Londra fosse per me orrendo pure la città mi è piaciuta estremamente, non è una città è un mondo: nulla è paragonabile alla sua grandezza alle ricchezze, alla bellezza delle strade alla proprietà delle sue case e si resta sbalorditi ed avviliti quando, fra le tante cose magnifiche, si esaminano la Banca e di Docs. Chi può resistere a quella nazione! I dintorni ed i paesi vicini a Londra sono stupendi! Non mi piacciono molti degli usi inglesi o per dir meglio non si convengo[no] a noi italiani. Quanto sono ridicole certe imitazioni inglesi in Italia. "I Masnadieri", senza aver fatto furore hanno piaciuto, ed io sarei tornato a Londra l'anno venturo per scrivere un'altra opera se l'editore Lucca avesse accettato diecimila franchi per sciogliermi dal contratto che ho secco. Così non potrò tornare che da qui a due anni.

A Emilia Morosini Milano - Parigi 30 luglio 1847




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