Il famoso ritratto
Parigi, 1886

Quando Giovanni Boldini eseguì il ritratto di Giuseppe Verdi, nel 1886, il grande compositore italiano era al culmine della sua fama. Nonostante si trovassero entrambi a Parigi, il musicista concesse di posare per il connazionale con grande ritrosia. Poco convinto, si recò più volte al numero 11 di Piace Pigalle, insieme alla moglie Giuseppina Strepponi, la cui presenza e petulanza lo innervosiva sempre, e al direttore d’orchestra Emanuele Muzio, con cui discusse ininterrottamente di lavoro. Ne uscì la convenzionale tela a olio che, in occasione della trionfale tournée del Falstaff nel 1893, l’artista donò e dedicò al Maestro (l’opera è ora a Milano, presso la casa di riposo per musicisti Giuseppe Verdi).  Nell’immediato però, il pittore fu così insoddisfatto del risultato che implorò Verdi di concedergli un’ultima seduta di posa. I Boldini venivano dal nulla, erano povera gente e non potevano farsi scappare una opportunità tanto facilmente. Suo padre Antonio, pittore anche lui, di soggetti sacri, non aveva avuto fortuna nell’arte: "Un mestiere da morir di fame ", diceva scoraggiato guardando i numerosi figli che aveva messo al mondo, e si augurava per loro una carriera più redditizia. Ma Giovanni aveva la pittura nel sangue, così come in mente aveva le donne e, ormai già da molti anni a Parigi, voleva lasciare un segno con il ritratto dell’illustre concittadino. Il Maestro Verdi acconsentì ad un’altra seduta con Boldini con grande riluttanza solo dopo un ripetuto invito del pittore. Questa volta, il compositore si presentò per la posa da solo, e dopo circa quattro ore il ritratto a pastello era concluso. Nacque così, a riparazione di un’opera male riuscita, il ritratto più convincente noto del musicista, caratterizzato dall’alto cilindro e dalla sciarpa bianca annodato al collo. È quello che si potrebbe definire un ritratto romantico realista, dove gli elementi psicologici caratteriali bilanciano bene la precisa resa fisionomica. Gli occhi vivissimi e chiari guardano curiosi il mondo. E, le narici, leggennente aperte, sembrano fremere, la volitività del volto si stempera nella curata barba bianca, mentre cilindro e marsina raccontano la vita elegante, il benessere la fama. La sciarpa, portata con noncuranza, svela invece l’estro artistico, Il ritratto di grande espressività, fu apprezzato moltissimo da subito, tanto che la casa Ricordi voleva utilizzarlo per l’edizione dell’Otello. Tuttavia il Giuseppe Verdi pur apprezzandolo ne rimase un po’ turbato: "Per quanto sia grande la rassomiglianza e il merito del lavoro, mi pare sia uno scherzo più che un ritratto serio". Questa tela a pastello fu così cara Boldini che non volle cederlo neanche all’allora Principe di Galles, Lo presentò invece come uno dei suoi cavalli di battaglia nelle più grandi rassegne pittoriche nazionali e internazionali dell’epoca. Nel 1918 il pittore, infine, lo donò alla Galleria d’Arte Moderna di Roma, dove ancora oggi e conservato.


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